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Raccontare chi sei sul tuo sito web e non solo

Oggi parliamo del tuo sito web e, in particolare, di una pagina del tuo sito.
Non hai ancora un sito? Non fa niente, questa puntata può essere utile anche per te.
Perché quello che sentirai oggi potrà esserti davvero utile anche per capire come valorizzare la tua presentazione anche su altri canali, che non siano solo il tuo sito web.

Alcuni dati importanti

Per farlo, voglio contestualizzare il discorso all’interno di uno dei luoghi virtuali in assoluto più sottovalutati all’interno del tuo sito: la tua pagina di presentazione, il tuo chi sei o l’about me page, come si chiama in gergo più tecnico.

Partiamo da qualche dato che voglio condividere con te, preso direttamente dal mio Google Analytics, che traccia le visite e i movimenti delle persone che entrano all’interno del sito internet di Psicologi nella Rete.

Prendendo in considerazione i 12 mesi di traffico precedenti alla pubblicazione della puntata in podcast (dal 28 maggio 2021 al 28 maggio 2022), ti posso dire che, tra tutte le pagine del sito, la mia pagina CHI SONO era la terza in classifica a livello di visite totali.
Prima di lei c’erano solo la mia HOME PAGE e la PAGINA DEI LABORATORI DI PSICOLOGI IN LAB, che ho davvero spinto molto.

Rifacendo la ricerca negli ultimi 12 mesi, ossia dal 13 febbraio 2023 al 13 febbraio 2024, la mia pagina CHI SONO è quinta in ordine di visualizzazioni, preceduta dalla HOME PAGE e da altre pagine di training o servizi che ho promosso attraverso attività mirate.

Ma non è tutto.
Il tempo medio in cui la persona rimane sulla mia pagina chi sono è 1 minuto e 21 secondi (può essere migliorato, ma in effetti la mia pagina CHI SONO è abbastanza breve) e la frequenza di rimbalzo, ossia la percentuale di sessioni che hanno come oggetto SOLO questa pagina, senza alcuna interazione all’interno della pagina stessa (nessun click, nessuna compilazione di form,…) dopo aver visto quella pagina è del 60,66%.
Inoltre la percentuale di uscita direttamente da questa pagina è del 46,67%.

Io non sono una tecnica, oramai lo sai, ma proviamo a chiederci che cosa vogliano dire questi dati in termini pratici:

  • La pagina chi sono non solo è visitata dalle persone, ma presumibilmente è anche cercata come conseguenza di altre azioni all’interno del sito (vedi la frequenza di rimbalzo che, rispetto alla media di altre pagine, è più bassa ed è comunque sotto il 70%). Questo vuol dire che le persone cercano questa pagina per capire chi sono dopo aver visto qualcos’altro (un articolo? una pagina di un servizio? l’home page del sito?).
  • Nel mio caso, la maggior parte delle persone, dopo aver letto chi sono, va a cercare altro all’interno del mio sito (vedi la percentuale di uscita). Può essere quindi che la mia presentazione racconti chi sono e invogli le persone a capire cosa faccio e cosa posso offrire loro.
  • Le persone leggono quello che c’è scritto all’interno della pagina, magari non tutto, ma si soffermano per capire chi sono (ti ricordo che la soglia di attenzione online è di 8 secondi, mentre il tempo medio di permanenza sulla pagina è di 1 minuto e 21 secondi)

Sono tre aspetti importanti, da non sottovalutare, che ci fanno capire quanto sia prezioso questo spazio per raccontarsi ai propri potenziali clienti e quanto possa aiutarli a capire se possiamo essere i professionisti che fanno per loro!

Gli errori più comuni

Cosa puoi scrivere all’interno di questo spazio affinché le persone giuste per te si sentano coinvolte e chiamate in causa?

E qui casca l’asino!
Perché ti posso assicurare che troppo spesso, nel mio lavoro, mi sono ritrovata a leggere pagine di presentazioni personali e professionali fatte malissimo, una brutta copia (e sottolineo, brutta!) di curriculum senza capo ne’ coda.
Senza un obiettivo, anche. Alla seconda riga mi veniva voglia di abbandonare tutto e cambiare non solo pagina, ma anche professionista.

Quali sono gli errori più comuni, che noi psicologi facciamo spesso, ma che vanno evitati come la peste?

1. Liste infinite di titoli e corsi

Non raccontare qualcosa di noi, ma fare liste infinite di titoli accademici, corsi di formazione ed esperienze professionali, a mo’ di CV

Abbiamo già detto che, affinché le persone si sentano coinvolte, dobbiamo raccontare una storia.
Una storia che metta in luce chi siamo, le nostre caratteristiche, i nostri valori, ma anche le esperienze più importanti, quelle che ci hanno insegnato qualcosa.
Raccontare di noi deve presupporre una scelta di cosa raccontare all’altro. Il tutto impacchettato in una forma piacevole e coinvolgente da ascoltare o leggere, come in una storia. La storia che racconta di te.
Prova a riflettere su questi aspetti:

  • quali sono gli eventi che ti hanno reso il o la professionista che sei oggi?
  • quali sono i valori che porti con te, all’interno del tuo lavoro?
  • quale parte di te porti nella tua professione, che vuoi assolutamente che le persone conoscano?

Lascia perdere i titoli e i corsi di formazione, così come gli orientamenti e le etichette! Alle persone tutto questo non interessa.
Le persone vogliono conoscerti per ciò che sei davvero e, ovviamente, per ciò che puoi fare per loro. Racconta la storia che metta in luce questo.

2. Essere generici

Essere troppo generici e, quindi, non rivolgersi a nessuno in particolare

Non smetterò mai di ripeterlo: se non hai in testa il tuo cliente ideale, la persona che fa parte del tuo target, quello a cui ti vuoi rivolgere con il tuo lavoro, le tue saranno parole gettate al vento.
Il tuo paziente o cliente potenziale deve sentirsi preso in causa dal tuo racconto, anche se stai raccontando di te. Perché, anche se scrivi all’interno di una pagina online, mentre sei chiuso o chiusa nel tuo studio, fai comunque parte di un dialogo. Dove l’altra parte è la persona che ti leggerà, prima o poi.

  • Chi è questa persona?
  • Cosa vuole da te?
  • Quali sono i suoi bisogni, le sue frustrazioni, i suoi desideri?

Conoscendo questo, focalizzerai il tuo racconto, che abbiamo detto essere comunque frutto di una scelta, in base a quanto sai della persona che ti leggerà.
Sempre raccontando la verità, ovviamente, ma scegliendo nella tua storia personale e professionale quello che ti può aiutare a farti capire nel profondo da chi avrai davanti.

3. Non usare le Call To Action

Non invitare le persone che hanno finito di leggerci a fare qualcosa

Altro errore molto comune, questo.
Proviamo a contestualizzarlo: la persona a letto la nostra storia, ci ha “ascoltati”, si è sentita coinvolta ed emozionata.
Ha sentito che parlavamo proprio a lui o a lei ed è arrivata alla fine davvero contenta di averci scovato sul web.
E poi…?

Pensa, è come invitare le persone per la prima volta a casa nostra, far fare loro il giro della nostra casa e poi, una volta arrivati a vedere l’ultima stanza… stare lì e aspettare che lei decida che fare.
Siamo a casa nostra, facciamo gli onori di casa, come si suol dire.
Quindi non sprechiamo l’energia positiva creata e invitiamo la persona a compiere un’azione.
Invitiamola a dirigersi in salotto per prendere un caffè insieme a noi.

Che sul web significa, ad esempio:

  • invitiamola a leggere il nostro blog, dove potrà trovare articoli e approfondimenti mirati per lui o per lei (se è così)
  • invitiamola a contattarci per presentarsi di persona, magari scrivendoci una mail o sui canali dove siamo più abituati a rispondere
  • invitiamola a visitare la sezione dei servizi, magari a guardare proprio quel servizio particolare che stiamo lanciando, se è il periodo buono (ovviamente questa opzione va aggiornata e dobbiamo ricordarcelo)
  • invitiamola a seguirci sui nostri canali social e non solo, per rimanere in contatto con noi

Quale CTA (Call To Action) scegliere?
Tutto dipende da quali sono i nostri obiettivi, in base alla strategia comunicativa che abbiamo disegnato.

La tua identità professionale

Questi errori, se ribaltati e coniugati in positivo, possono darti degli strumenti pratici e potenti per riscrivere da subito la tua pagina di presentazione sul tuo sito web, ma non solo!
Come ti dicevo, puoi anche usare questa presentazione, ovviamente ricontestualizzzata al canale che userai, da inserire sui tuoi canali social che lo permettono (Facebook o Linkedin, ad esempio) o su altri contenuti che prevedono una sezione dove vuoi presentarti.

Lo scopo è quello di avere una presentazione di te che sia autentica, coinvolgente e che parli alle persone giuste.
Se però non sai cosa scrivere, a parte titoli accademici e corsi di formazione accumulati negli anni, forse hai bisogno di lavorare sulla tua identità professionale.

In questo blog trovi molti spunti per iniziare, ma se vuoi un aiuto professionale, prenota una chiamata gratuita con me e raccontami chi sei o chi vorresti diventare.

Cosa potrà succedere durante questa chiamata?

  • Male che vada, avrai investito 30 minuti del tuo tempo per capire quali sono gli aspetti sui quali dovresti lavorare per migliorare la tua comunicazione e la tua presenza online.
  • Se invece deciderai di lavorare con me, potrai iniziare finalmente a creare la tua identità professionale in modo etico e personale, attraverso un percorso completo e a misura di psicologo.

>> Prenota la tua chiamata conoscitiva con me direttamente da qui <<

Ti aspetto!

Simona Moliterno

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Psicologa del Lavoro, Formatrice e Podcaster

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