Da questa riflessione nasce questo articolo.
Voglio parlarti di due parole che sembrano innocue, ma che in realtà fanno tutta la differenza: coinvolgimento e posizionamento.
Partiamo dal coinvolgimento.
Sui social tutto parte da lì. Ma che cos’è, esattamente?
Il coinvolgimento è la capacità di un contenuto di attirare attenzione e stimolare una reazione immediata: like, commenti, condivisioni, salvataggi.
È il mondo dell’interazione rapida, delle emozioni forti ma fugaci, dei contenuti “snack”: facili da consumare, facili da dimenticare.
Sui social, like, follower, visualizzazioni… sono la valuta dell’attenzione.
E, per certi versi, è comprensibile: serve per farsi vedere, entrare nelle home, far fermare lo scrolling.
Il problema nasce quando scambiamo il coinvolgimento per connessione vera.
O peggio: per autorevolezza.
Raccontiamo pezzi di noi, creiamo reels, lanciamo ganci… eppure qualcosa ci sfugge.
Le persone reagiscono, ma non ci scelgono.
Ci seguono, ma non ci ricordano per ciò che possiamo davvero offrire.
È una comunicazione che consuma molte energie. Ma non sempre costruisce qualcosa.
Condividi questo articolo